Immaginate un qualunque fumoso Bar Sport
di un piccolo paesino di montagna in una tranquilla valle bergamasca; immaginate
adesso i tipici frequentatori di tale locale: pensionati, cacciatori, montanari,
ex-minatori (eh eh...) intenti a bere grappini e a leggere il mitico Eco
di Bergamo scrutando discretamente i pochi turisti di passaggio. Adesso
provate ad inserire in questo quadretto un pugno di personaggi vestiti
in modo curioso e variopinto, tra cui un elemento infagottato in un sottotuta
viola e contraddistinto da un accento marcatamente siculo...
La scena di cui sopra si è ripetuta
per tre o quattro domeniche consecutive con uniche variabili tra i personaggi
di contorno e la quantità di fango visibile sui volti di alcuni
di loro, a questo punto lisolano appena citato tentava lapproccio con
gli avventori del suddetto bar grazie anche allinteressata intercessione
della giunonica ostessa, chiedendo notizie su eventuali grotte incontrate
sui pendii o nelle viscere del Grem . Vinta la diffidenza e abbattuto il
muro dellomertà fioccavano le segnalazioni (con tasso di attendibilità
difficilmente valutabile), prontamente raccolte e memorizzate. La più
interessante di esse riguardava i cantieri S. Barbara (praticamente tutti
i sistemi di miniera hanno un livello S.Barbara), a pochi minuti dalla
baita Grem (Oneta) così, dopo qualche altra settimana dedicata alle
nuove grotte trovate nelle miniere dellArera, si decise di provare a verificarne
la validità. Si trattava di trovare lingresso di una miniera abbandonata
mezzo secolo prima, distinguerlo da tutti gli altri situati nei pressi
ed infine trovare i pozzi naturali di cui parlava il nostro confidente.
Perdemmo quasi mezza giornata sugli sterrati
della montagna cercando di mbroccare lattacco giusto per il sentiero da
percorrere e liberando con laiuto di due contadini la Fiesta (targata
SR!) impantanata tra fango e neve marcia. Ancora qualche ora fu necessaria
sul sentiero e lungo il pendio dove era segnato lingresso della miniera
prima di poterlo effettivamente trovare e, quindi, rendere accessibile
il piccolo buco soffiante (molto ben nascosto) rimasto tra due travi in
legno del soffitto crollato della galleria... finalmente dentro!
Il buonumore durò molto poco, la
galleria era in condizioni pietose, travi quasi marce sostenevano miracolosamente
grossi blocchi distaccati dal soffitto, mentre diversi crolli lasciavano
spazio appena sufficiente al passaggio di una persona, naturalmente al
di sotto di altro materiale pericolante.
Dopo una ventina di metri di questo incubo
la roccia cominciava ad essere apparentemente sana e quindi ci si dedicò
con animo rincuorato allesplorazione delle gallerie fino ad altre frane,
poi dentro le coltivazioni corredate da altri crolli ciclopici cercando
sistematicamente in tutti gli angoli.
Era decisamente la miniera più
malconcia e pericolosa che avessimo mai visto ma, ad un certo punto, si
arrivò in una galleria che precipitava finalmente in un nero baratro.
Trovata la grotta e finiti i problemi?
Non sia mai! Il pozzo (17m, Pioggia Mistica, punto a del rilievo) era
molto ampio, ma lunico punto in cui era possibile armarlo coincideva con
la verticale dellunico arrivo dacqua di cui era dotato... la doccia integrale
dellattrezzista mise in difficoltà il trapano e fece passare le
residue voglie esplorative alla sua compagna di avventure.
Alla base del P17 partiva uno scivolo
di detrito che degradava verso un meandrino sfondato arrampicabile (punto
b), seguito da un altro scivolo da cui i sassi precipitavano in un grosso
ambiente (punto c).
Urla di gioia ed entusiasmo facevano finalmente
scordare allinzuppato individuo la sua sgradevole condizione idrologica,
anche il trapano riprese a fare regolarmente il suo dovere mordendo avidamente
il vergine calcare cui affidare le sorti di entrambi, macchina e uomo.
Fix, altro fix (un po fuori), coniglio,
scivolo, fix, frazionamento, pozzo (profondo 30-35 metri, sezione massima
12 metri, soffitto invisibile), lenta discesa finché gli scarponi
toccarono lennesimo scivolo detritico (cominciava ad essere intuibile
lesistenza di qualche altra comunicazione con le miniere in cima al pozzo),
alla fine dello scivolo cera un breve saltino (d).Veloce frazionamento
e giù per pochi metri fino al successivo scivolo pietroso che però
stavolta occupava tutta la base della sala. Lunica possibile prosecuzione
si trovava a cinque metri di altezza e un lancio di sassi confermava lesistenza
di una verticale di 15-20 metri raggiungibile solo dopo avere risalito
la paretina (punto e).
A questo punto cominciava ad essere sconsigliabile
lulteriore rischio di una solitaria delicata arrampicata in libera in
una grotta inesplorata dentro una miniera pericolante sconosciuta a qualunque
altro speleo, inoltre si era fatto anche abbastanza tardi e i contatti
con Laura (rimasta in cima al P17) si erano interrotti da un po.
E poi è bello lasciarsi viva unillusione
ancora per qualche altro giorno... Dietro Front!
Prima di uscire allaperto provammo a
girare ancora per la miniera, incrociando un altro grosso ambiente naturale
di cui rimaneva vuota solo la parte superiore. Era evidente che tutto ciò
che era stato possibile riempire di detriti era stato occluso, tranne un
budello discendente sondato con sassi che rotolavano per alcuni secondi.
Continuando lungo una galleria orientata a Ovest ci trovammo sopra un ponte
di legno mezzo marcio sospeso su un grosso pozzo naturale, che aveva tutta
laria di essere la parte superiore del salto da 30 metri sceso precedentemente,
si distingueva appena il rumore di una cascatella che poteva benissimo
essere identificabile con la Pioggia Mistica.
Nonostante gli esordi poco brillanti il
bilancio complessivo della giornata era risultato decisamente positivo
ed eravamo impazienti di annunciare agli altri la buona novella.
Contrariamente a quanto si potesse sospettare
fu difficile reclutare entusiasti esploratori per la domenica successiva,
solo Laura e Teo aderirono immediatamente alla proposta. In compenso loccasione
fu presa al volo da Graziano Ferrari e Conan, desiderosi di evadere dai
loro soliti orizzonti Grigno-Tivan-Apuan-Esotici, accompagnati da Teresa,
simpatica Tassa (inteso in senso speleo-faunistico, non fiscale).
Ferrari il Telematico riuscì ad
evitare la punta a causa di una storta, conseguenza di follie danzerecce
consumate la notte precedente, così restò fuori a studiarsi
il territorio e a fare amicizia con i gestori del soprastante rifugio.
Conan intanto attraversava le zone più impressionanti della miniera
con aria poco convinta... e pensare che ormai dovrebbe avere uno stomaco
abbastanza forte.
Si decise di dividersi in due squadre:
Teo e Laura stavano vicino al ponte di legno mentre io scendevo sotto la
cascata del P17 munito di parco da rilievo e assistito dai due ospiti.
Come previsto fu stabilito il contatto
vocale tra le due squadre, così Teo cominciò ad armare il
pozzo che avrebbe permesso agli altri di bypassare il P17 e la sua cascata.
Ci incontrammo sullo scivolo posto in
cima al salto da 30, quindi proseguii rapidamente verso il fondo e provai
la risalitina in libera (e), rivelatasi più semplice di quanto
sembrasse a prima vista.
Il successivo P18 inclinato si biforcava
dieci metri sotto lattacco: scelsi la via meno promettente, rappresentata
da un ambiente con stillicidio e tante fessure purtroppo impercorribili
(punto f).
Tornato sullasse principale del pozzo
ripresi la discesa fino ad un terrazzino seguito da una strettoia poco
impegnativa e, quindi, da una stanzetta la cui unica prosecuzione era una
scoraggiante fessura di interstrato con poca aria e pochissime prospettive
di superamento (g).
Stavolta tra le pareti della grotta rimbombavano
urla di disappunto per unavventura finita proprio quando cominciava a
meritare di essere gustata, amaro destino.
Mentre il sottoscritto smaltiva lincazzatura
coadiuvato da una fiaschetta di buon rosso, il Barbaro (astemio!?!) provava
qualche inutile risalitina prima di avviarsi sulla via del ritorno.
Io e Teo restammo a rilevare quanto di
nuovo era stato esplorato mentre gli altri pian piano uscivano.
Lundicesimo corso del G.S.B. impose
qualche settimana di pausa, ma per lultima domenica di aprile fu assemblata
una squadra comprendente due quasi-ex-allievi entusiasti della loro prima
esperienza di grotta fuoricorso e del loro primo rilievo; nonostante qualche
incomprensione con larmo un po tecnico si riuscì a completare
la poligonale principale dal fondo della grotta fino alla cima del pozzo
che parte dal ponte di legno (P24, Pozzo della Miccia). A dire il vero
sarebbe più corretto parlare di un unico pozzo profondo cinquantasei
metri, articolato su quattro grossi ambienti collegati da enormi finestre
e interrotto solo da brevi scivoli, comunque il giudizio umano è
soggettivo, mentre i sassi lanciati dal ponte di legno in genere finiscono
per fermarsi solo alla base del P7 (-65m).Vista limpazienza di altri reduci
del corso, che inauditamente scalpitavano per cimentarsi in attività
esplorative e topografiche, tornammo giorno 12 maggio per ripetere il fondo
(migliorando larmo originario) e fare la poligonale del rametto della
Pioggia Mistica.
Nella stessa piovosa giornata notammo
una notevole corrente daria in uscita dallingresso minerario, inoltre
la fessurina del fondo (il famigerato punto g) aspirava in modo sensibile,
ma non abbastanza da suscitare incontenibili frenesie disostruttorie.
Il successivo 23 giugno un nuovo ex-allievo
(Claudio) faceva conoscenza con labisso, la ristretta squadra provò
una via alternativa armando il P56 dal 2° ponte (i). Traversando
un pozzo parallelo al P24 (da esso separato grazie ad un sottile diaframma
di roccia, a parte un piccolo oblò) e percorrendo uno scivolo (j)
si arrivò ancora alla base del P17, mentre traversando dal lato
opposto ci si trovò a scendere in mezzo al P56 senza possibilità
di vedere da vicino eventuali finestre.
Fu anche fatto un giro in miniera che
permise di identificare il sospirato ingresso alternativo e di trovare
altri due pozzetti (successivamente scesi) profondi tra i dieci e i quindici
metri: i rispettivi fondi sono entrambi difficilmente disostruibili, ma
uno dei due soffia in modo deciso.
Fatti i conti si scopre che la profondità
massima dellabisso è di -85m e, per quanto visto finora, non sembrerebbe
possibile sfondare il limite delle tre cifre.
Resta da vedere che fine fanno lacqua
della Pioggia Mistica e laria percepibile nettamente nei collegamenti
tra grotta e miniera, è probabile che per entrambi i fluidi la destinazione
sia verso il fondo, ma il confronto delle portate rilevate nelle due zone
è nettamente sbilanciato.
Probabilmente la struttura originaria
della grotta prosegue invece sotto i detriti di miniera giacenti alla base
del P7: non sembra facile trovare unalternativa realistica, anche perché
tutte le possibilità ancora aperte si dirigono verso lalto, e non
ispirano granché. |